L’emergenza come driver di digitalizzazione?

9 Feb 2021 | Senza categoria

Di Gianmario Modena

Ormai da tre settimane le routine quotidiane di persone e aziende del nostro paese sono state stravolte dalla diffusione esponenziale del nuovo Coronavirus e dalle azioni di contenimento messe in campo dal Consiglio dei Ministri.
Dalla scorsa settimana (dal 25 marzo, ndr) la stretta sulle attività produttive si è fatta ancora più forte. Anche in Trentino la maggioranza delle imprese hanno dovuto chiudere o scegliere di lavorare da remoto o lavorare in modalità agile, in Smart Working.

Per noi, i tempi sono maturi per iniziare a fare qualche riflessione su come sta andando per le imprese italiane questa quarantena forzata, e per dare qualche consiglio anche a quelle aziende e a quegli imprenditori che pur fermandosi vogliono continuare a formarsi.
Nel contesto pandemico l’Italia delle imprese sembra procedere a più velocità. Da una parte ci sono persone e realtà economiche che fin dall’inizio dell’emergenza hanno affrontato con “entusiasmo” lo Smart Working; spesso quelle che già prima dell’emergenza si erano dotate di procedure e strumenti – quelle che nel tempo sono diventate antifragili per dirla con Taleb1. Dall’altra una serie di altre organizzazioni che, per necessità, ma anche, forse, per comodità, ne hanno limitato solo a determinati contesti l’utilizzo.

Ma il lockdown che si protrae sta spingendo il digitale ad entrare diffusamente e prepotentemente nelle vite di tutte le aziende, costringendo anche chi fino ad oggi lo ha, per quanto possibile, ignorato a farci i conti.
Davanti al distanziamento sociale, alla limitazione degli spostamenti e agli uffici chiusi, nessuna azienda può più permettersi di non conoscere le piattaforme per organizzare la struttura e lavorare in modo collaborativo a distanza, non può non sapere che cos’è il Cloud, non può ignorare pregi e difetti degli strumenti di teleconferenza, e non può fare a meno di strutturare flussi agili di comunicazione virtuosa sia verticale (dai ruoli direttivi a quelli sottoposti) sia orizzontale (tra addetti) per indirizzare l’operato quotidiano.

In questi giorni BVA-Doxa ha presentato il frutto di una prima analisi sugli “Impatti della diffusione del Covid-19 sulle aziende italiane”. Un focus particolare è stato riservato all’adozione delle modalità agili di lavoro.
Emerge che il 73% delle imprese intervistate ha adottato, già dalle prime fasi della crisi, lo Smart Working in modalità “massiva”, vale a dire indicando di lavorare da casa alla maggior parte degli addetti. Le restanti aziende, ad oggi, si suddividono tra quelle – il 17% del totale – che hanno introdotto queste attività per una parte contenuta dei dipendenti, generalmente per aree aziendali specifiche, e quelle – il 10% del totale che applicano lo Smart Working in modo marginale concedendolo solo a specifiche figure aziendali.
Dati positivi? A guardare bene non del tutto. In un panorama che, numeri alla mano, potrebbe sembrare anche piuttosto positivo, se guardiamo alle caratteristiche delle aziende più attive in modalità smart ci accorgiamo che sono in realtà quelle aziende con un’importante impronta estera a farla da padrone. Se sono quasi 6 su 10 – il 59% – le aziende “solo” italiane che adottano lo Smart Working in modo massivo, sono quasi 7 su 10 a farlo tra le aziende italiane con sedi estere, e ben 9 su 10 a farlo tra le multinazionali con sedi anche sul territorio nazionale. Insomma attitudini e necessità passate inevitabilmente sembrano riflettersi sulla prontezza di reazione nel corso di questa crisi.


BVA-Doxa, L’impiego dello Smartwork durante l’emergenza

Mi piace però cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno. Ritengo che nuovi processi organizzativi e strumenti digitali che stanno entrando, magari rocambolescamente, nella vita di una parte rilevante delle aziende italiane, e che, ci auguriamo, entreranno anche in altre aziende più restie nel prossimo periodo, potrebbero avere ricadute decisamente positive su quel rapporto tra impresa e digitale tout court che a noi dei progetti “Digital Tourism” e “Digital Business” di Accademia d’Impresa sta molto a cuore. In che termini?

Innanzitutto come rileva BVA-Doxa una parte rilevante delle aziende – il 39% del campione – ritiene che i cambiamenti organizzativi in ottica di Smart Working imposti da Covid-19 persisteranno anche al termine dell’emergenza e diventeranno costante nelle attività aziendali.
In secondo luogo avvicinarsi per necessità a strumenti specifici, apprendere terminologie, imparare a gestire con sicurezza account e procedure strettamente legate ad attività necessarie alla vita dell’azienda, spingerà un numero sempre maggiore di imprenditori e loro dipendenti – anche quelli più restii all’adozione diffusa della tecnologia in azienda – a comprendere dinamiche fondamentali e basilari che sono precondizioni anche all’introduzione di strategie e processi attuali, quando non addirittura innovativi, anche in ambito di marketing – molto di quello che raccontiamo nei corsi “Digital Business” e “Digital Tourism” – gestione, produzione (Industria 4.0). Aziende e imprenditori diversi, trasformati; più inclini a strategie e processi che mettano anche la tecnologia tra i fattori di sviluppo.
Insomma il Coronavirus ha gettato le aziende, gli imprenditori e i loro collaboratori in un mare fatto di processi e strumenti digitali; tra questi oggi vediamo chiaramente chi in passato aveva imparato a nuotare a grandi bracciate, chi si era impegnato e oggi sa galleggiare e chi, purtroppo, si muove freneticamente cercando di non affondare. Ma, a nostro modo di vedere, è proprio tra questi ultimi, quando il mare si calmerà e potranno tornare a riva, che si vedranno le trasformazioni più importanti.

Che il Covid-19, l’evento imprevisto, il Cigno Nero, che purtroppo si è abbattuto impietoso e implacabile sulle persone, sulle aziende, e sull’economia tutta, nasconda dentro di sé una grande occasione formativa? Una spinta verso un rinnovato e più convinto bisogno di digitale? Che, in conclusione, l’emergenza si stia rivelando driver verso una più profonda digitalizzazione quale nemmeno il mercato fino ad oggi è riuscito ad essere?

E allora un consiglio per gli amici di Accademia d’Impresa che vedono questo contesto di isolamento anche come una (triste) occasione per formarsi e imparare (a nuotare). Imprenditori e addetti hanno visto svuotarsi le agende, e le giornate sono diventate sempre meno frenetiche. In casa alterniamo il lavoro smart ad attività ludiche e a pensieri e progetti per il futuro. Il nostro invito è quello di dedicare tempo ogni giorno anche alla formazione personale, e in particolare all’approfondimento della conoscenza dei processi e degli strumenti che nelle prossime settimane potrebbero aiutarvi ad operare un contesto di crisi, ma che potrebbero introdurre nelle aziende approcci e strategie nuove ed efficaci anche quando, speriamo a breve, la situazione tornerà alla normalità.

Vogliamo lasciarti quindi qualche consiglio per l’approfondimento personale, nell’attesa di poterti rivedere in aula.
Abbiamo il piacere di segnalarti un’iniziativa degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, che hanno messo gratuitamente a disposizione di cittadini e aziende risorse utili per avvicinarsi ed eventualmente approfondire molti temi cardine dell’Innovazione digitale. Entrando nella sezione dedicata alla conoscenza sull’Innovazione digitale troverai video, guide, infografiche e webinar dedicati a molteplici temi tutti meritevoli di approfondimento.
Troverai, in particolare, un ampio approfondimento sullo Smart Working che potrà aiutarti a definire meglio questo fenomeno di cui tanto si parla, e soprattutto a comprendere se e come può essere introdotto nella tua impresa, ed eventualmente sfruttarlo al meglio.

Gianmario Modena

Digital Strategic Planner e formatore Digital Marketing

 

1 Taleb N. N. (2013), Antifragile, Il Saggiatore

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